VITTORIO SGARBI

Patrizia Murazzano è una scultrice precisa e determinata nel realizzare astrazioni oggettive, che con la loro presenza impongono una dinamicità visuale di forte impatto. Questa giovane artista si dedica alla sua ricerca coniugando variazioni geometriche, che si offrono allo spazio con aperture di estrema eleganza. A volte, è importante che un'artista sia di vera scuola, e che nel suo lavoro di ricerca nulla sia lasciato al caso. Nella sezione di architettura del Liceo Artistico di Roma, Murazzano ha ben appreso cosa sia la logica costruttiva e il rigore formale. Superando l'equivoco della modellazione, che forse già negli anni dell'apprendistato non corrispondeva più al suo concetto di verità espressiva della forma, è approdata, poco per volta, alla pura astrazione, optando per l'utilizzo dei materiali dell'industria moderna, e per la composizione di forme in equilibrio instabile, svettanti in un moto arioso che sfida le leggi fisiche. Sperimentatrice con una straordinaria capacità di invenzioni risolutive per contrastare lo spazio, con un linguaggio depurato dalle approssimazioni e dalle tentazioni decorative, ha prima realizzato bassorilievi in argilla. Il tessuto materico si allarga qui su un orizzonte bidimensionale di rilievi, presentando un'apparenza epidermica accidentata. Le masse sono marcate in superficie da segni misteriosi, eseguiti secondo una direttiva verticale, in un accordo di forme astratte che emergono a volte dal piano, e che a volte si rinserrano su se stesse in un sapiente gioco di instabilità. La sua formazione si è compiuta, come già abbiamo potuto vedere, attraverso le tappe inevitabili di un mestiere che progressivamente si è evoluto in un'attività di ricerca, dove è diventato preminente lo studio sui rapporti fra forma e lo spazio. Dopo la fisicità espressiva dell'argilla, la Murazzano è passata al bronzo con la costruzione di opere in verticale del tutto astratte, dove predominano la chiarezza e la purezza formale, e dove le risonanze cromatiche della materia patinata propongono un ordine attentamente composto e severamente antiretorico. Patrizia Murazzano ha anche utilizzato un ferro filiforme piegandolo, riducendolo ad emblema e quindi a portatore di un messaggio laconico, che delinea spazi dialettici fra la luce e l'ombra. La scultrice espone qui una personalissima sintesi di voluta instabilità, e persino visivamente ingannevole. In ogni caso, la sua abilità artigianale che è eclettica e vitalistica, costringe la materia a esercitarsi in una tensione portata ai limiti, oltre i quali può solo avvenire lo scatto dirompente di un'esplosione. Simboleggiando la forza e l'armonia, queste opere definiscono la libertà interiore che solo è consentita in arte, ma non solo, dalla padronanza e dalla consapevolezza dei propri mezzi espressivi. Con le sue prime belle composizioni plastiche in gesso e in bronzo patinato, la scultrice sembrava guardare all'espressionismo informale del secondo dopoguerra. Nelle opere più recenti dove Murazzano alterna al ferro il pvc speculare, il discorso sulla scultura come corpo non stabile su base ferma-in una condizione, quindi, di squilibrio e di illusioni ottiche che la luce riflessa amplifica in evanescenze-ha assunto il significato perentorio di un'affermazione di stile. Si tratta infatti di costruzioni che si collocano in un vuoto luminoso, che affermano un messaggio di purificazione senza compromessi, una sorta di sfida all'horror vacui che tormenta il nostro presente aggredito dalle immagini, una risposta di silenzio al vano chiacchiericcio che riceviamo dal mondo.


CLIZIA ORLANDO

Ancora corrispondenze astratte si svelano nei marmi di Patrizia Murazzano. La giovane scultrice riesce con sorprendente eloquenza a creare una corrispondenza autentica tra "idea" e "materia". Da questa concitata sinestesia ne deriva un risultato di essenziale purezza formale che gioca sull'intersecarsi e librarsi di piani. Le superfici levigate e polite si dispongono nello spazio con un'intonazione di soffuso lirismo, un canto che si libera fino a rendere percepibile quel soffio di mistero che svela il pensiero oltre gli orizzonti della materia. L'armonico colloquio che s'instaura tra l'opera e l'ambiente solleva la stessa del peso della gravità, in uno slancio di pulsione ermetica, dove nel rigoroso svolgersi dei profili prende corpo una dinamica compositiva essenziale e ricca di significato. La luce corre rapida sulla sintesi purissima dei volumi andando a lambire equilibri tra piani dilatati e distesi, veicolo emotivo per nuovi percorsi di conoscenza di paradigmatica incisività.


DAVIDE ORLANDI DORMINO

Gioco con i sottili equilibri emotivi, ma è un gioco con regole serie, nella sua ricerca nulla è lasciato al caso, persino l’instabilità. Nelle sue sculture la verticalità domina sempre sull’orizzonte, in continua ascesa verso quell’equilibrio fisico e morale che riempie i polmoni.


NICOLA CARRINO

Da sempre la scultura si è mossa nella realtà tridimensionale del fare arte, in connessione allo spazio di collocazione. Le recenti indicazioni installative hanno quindi operato come "intervento" in rapporto allo spazio ambientale, estendendo il concetto di destino progettuale all''agibilità del contesto architettonico ed urbano, come definizione di "site-specific". Un tale orientamento, ancora riscontrato nei lavori visionati, ai fini della seconda mostra del Premio Giovani Scultura 2005, ha fornito congrue indicazioni per la scelta di quattro artisti, in deroga ai tre proposti dal bando di concorso. Orientamento oggettivato nella primarietà di schemi delle componenti plastiche integrate allo spazio ambientale, individualmente rese in varietà di forma e metodo di costruzione operativa. ....Dei Quattro, Patrizia Murazzano contrappone volumi di bronzo e pietra a più complesse composizioni di piani geometrici in alluminio e vetro, variamente sovrapposti e direzionati. .....La particolarità del luogo espositivo, lungo la Rampa del Borromini, ha consentito ai quattro prescelti, di muoversi liberamente, disponendo in sequenza un proprio progetto installativo. Ne consegue un percorso agibile unitario.


PAOLO LEVI

Patrizia Murazzano è una scultrice astratto informale, senza rimorsi ne rimpianti nei confronti della figurazione. Tutto ha avuto inizio una quindicina di anni fa. Affrontando un bassorilievo che riproduceva l'immagine di un "cavallo e cavaliere" di Fidia, si soffermò su un particolare, lo isolò dal contesto, e ne ricavò uno studio sui rapporti volumetrici e sulla forma del triangolo. Il risultato di questa elaborazione si realizzò in una struttura plastica di grande purezza lineare. Fu un evento fortunato, perchè oggi la Murazzano è una raffinata ricercatrice della forma e una sperimentatrice della materia e trasmette all'osservatore il senso di una limpida poetica, realizzata attraverso la nobile staticità delle sue creazioni. E' lei stessa a confessare che la scelta dei materiali avviene, per lo più, dall'attrazione che il loro profumo e la loro pelle suscitano in lei. La sua ricerca si svolge quindi attraverso una meditazione lentamente elaborata. Nella sua predisposizione mentale il criterio dominante attiene all'ingombro nello spazio, per cui la scelta del materiale avviene in base alla collocazione che è stata prevista per il suo lavoro. Così il marmo nero del Belgio è stato usato per essere collocato in un luogo asettico, in modo da sottolineare la neutralità dello spazio con la presenza ombrosa del marmo nero. Allo stesso modo il cristallo è stato destinato a creare effetti ottici che svelassero i percorsi interni della tridimensionalità. Per Patrizia Murazzano lo spazio ha una funzione di neutralità, ed è fatto per accogliere ed esaltare senza distrazioni le armonie dei materiali: leggerezza col cristallo, pesantezza immanente col marmo nero, o ancora il calore ricco di energia dell'acciaio e del ferro. Operando con lucida chiarezza, in lei istinto e ragione collaborano in una sintesi felice: il rapporto che intercorre fra l'ideazione e la forma definitiva è precisato infatti da un ordine geometrico rigoroso, da una sensibilità epidermica per la cromia e per la sostanza della materia. Queste masse astratte che tendono alla perfezione strutturale, porgono un gioco intenso di purezza e linearità, dove tutto si regge sull'equilibrio della percezione ottica, che non concede spazio alla casualità. Ferro, acciaio, cristallo, marmo, tutto sembra vivere in una felice autonomia, dove la mancanza di pathos non è sinonimo di freddezza, ma di spiritualità depurata, di spinta metafisica verso l'ordine e la purezza. Le volumetrie di Patrizia Murazzano interloquiscono con lo spazio e lo completano, più che riempirlo , con tensioni oblique verso l'alto o con vibrazioni rivolte verso un orizzonte dove nulla è concesso alle apparenze. Si tratta di una scultura risolta in linee di forza che esaltano i motivi di una narrazione architettonica astratta, dove la materia trasmette una pulizia stupefatta. Il variare e l'accrescersi delle geometrie piane, che si intersecano in costruzioni spesso paradossali dal punto di vista della statica, rappresenta la cifra stilistica di un'autrice consapevole e portatrice di forti esigenze etiche ed estetiche. Nel divenire del suo lavoro l'artista è coinvolta dalla tensione di trovare una sintesi che non sia solo un fenomeno a se stante e unicamente esauribile nella forma plastica raggiunta; piuttosto persiste ovunque un'immanenza conturbante, poichè rimanda all'esperienze precedenti, in un processo continuo dove la sperimentazione sul tessuto della materia risponde all'esigenza costante di conferire all'opera finita un senso di dolce tattilità. Nella sua arte, così nobilmente espressa e ricercata, è anche evidente il piacere del funambolismo: utilizzando lastre di materiali diversi, le sistema in posizioni orizzontali o verticali, le riunisce e le separa, in un gioco sapiente di spinte e controspinte fino a descrivere una statica instabilità, che ci avverte della precarietà dello spazio e del tempo, e del rischio continuo di una caduta caotica. Un bel gioco quindi, che le appartiene come componente esistenziale, oltre che la poetica.


ROBERTO GIRARDI

Esiste in ogni persona la necessità di compiere azioni, gesti o riti, per esternare il proprio io compiendo atti che lo soddisfino, come ad esempio cantare, leggere, oppure, come nel caso della Murazzano, elaborandole mediante la scultura. Sono comportamenti che in certo senso ci rassicurano, che ci rendono più sopportabile affrontare la vita in generale o a sostenere situazioni stressanti. La necessità di elaborare la materia come forma espressiva mediante la manipolazione della sostanza è sicuramente quello che Patrizia Murazzano svolge con grande passione per rendere più profonda la sua esistenza e per appagare i propri istinti. La geometria e la matematica che accompagnano i lavori, assicurano alle opere un aspetto severo ma rassicurante, così come sapere che 2 più due fa quattro! Le opere sono asimmetriche e spesso hanno la connotazione di presentare uguale il primo e il terzo lato, oltre alla precarietà della struttura che sembra in bilico tra immaginazione realtà e spazio cosmico. Il simbolo della piramide inoltre, come archetipo del triangolo tra spazio fisico e spazio simbolico, conferisce ai lavori il giusto aggregante per farci sussultare in un’ammirazione quasi incredula per come tale amalgama sembri risultare il frutto di una complicata operazione matematica, anche se l’Arte in fondo non è altro che “l’incontro inatteso di forme, spazi e colori che prima si ignoravano.


TOMMASO CASCELLA

..... Cosa succede nello spazio se il monolite del David viene fatto a fette? Se viene sezionato? Ecco il lavoro di Patrizia Murazzano dove i piani scivolano lungo altri piani partendo dall'iniziale geometria del monolite. Qui le sorprese sono infinite e si aprono nuovi volumi, territori di un universo che pensavamo chiusi nella sua ermetica geometria iniziale. Spostamenti di piani, sovrapposizioni, giochi di luce, equilibri perfetti ad indicarci tutti i percorsi e possibilità dello spazio. .....
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